Sulle tracce della "Story" la Marcialonga si veste "vintage"
La 9.a edizione della ‘Story’ ha celebrato i 50 anni Marcialonga dalla prima edizione del 1971.
“Abbi cura dei tuoi ricordi perché non puoi viverli di nuovo”.
Ne era convinto Bob Dylan, ma non aveva fatto i conti con Marcialonga che, come da tradizione, ha rimesso in moto la macchina del tempo ripercorrendo i passi che l’hanno fatta diventare grande.
La 9.a ‘Marcialonga Story’, nell’anno del 50° anniversario della granfondo dalla prima edizione del 1971, è un bellissimo modo per riscoprire i sapori dello sci di fondo di un tempo, fatto di passione e tanta fatica, con sci ed attrezzatura antecedenti il 1976, attacchi da 75 mm di larghezza ed abbigliamento rigorosamente ‘vintage’.
Una sfilata partita dallo Stadio olimpico del Fondo di Lago di Tesero dove i severi protocolli anti-Covid l’hanno fatta da padrone: gare a porte chiuse, controllo della temperatura prima di entrare in griglia, mascherina fino a pochi attimi prima della partenza e binari più staccati per mantenere il distanziamento sociale, il tutto per garantire la salute e la sicurezza di tutti.
Nonostante le restrizioni a contenere il contagio, è stata una festa lunga 12,5 km che si è conclusa nello Stadio olimpico del Salto di Predazzo dove ad accogliere i partecipanti c’erano tantissimi ricordi del passato. C’era lo striscione storico di Marcialonga recitante il celebre motto “Crociata di uomini che si ribellano all’agonia della vita moderna” tanto caro ai marcialonghisti e che identifica un vero e proprio stile di vita. C’era anche quello inerente le case arcobaleno di Fiemme e Fassa, l’iniziativa con cui fin dalle prime edizioni si ospitavano gli atleti presso le abitazioni dei valligiani.
E la tradizione non è mancata nemmeno quando un chilometro del percorso ‘Story’ è stato dedicato a chi ha reso possibile tutto questo. È stato proprio Angelo Corradini, presidente Marcialonga, a consegnare il riconoscimento intitolato ai padri fondatori di questa fantastica manifestazione, ovvero Giulio Giovannini, Roberto Moggio, Nele Zorzi e Mario Cristofolini, con quest’ultimo a ritirare il premio: “L’idea di realizzare la Marcialonga è stata molto semplice: noi ci allenavamo a Predazzo, con Nele Zorzi, e ci è sembrato logico provare a fare qualcosa di simile alla Vasaloppet, a cui abbiamo preso parte nel 1970 (e Cristofolini oggi indossava il berrettino della Vasa 1970 - ndr), anche se all'inizio la valle non sembrava molto convinta. Il merito è di Giulio Giovannini, di Roberto Moggio, di Nele Zorzi ed anche un po’ mio se alla fine abbiamo iniziato quest’impresa”.
Nel frattempo, a Predazzo arrivano tutti gli atleti in abito d’epoca, incuranti del tempo impiegato, solo con l’entusiasmo di aver preso parte ad un evento unico nel suo genere. Sullo striscione d’arrivo, anche questo in chiave retrò, ci si ritrova tutti per una foto ricordo da portare a casa ed appendere al muro. Il primo ad arrivare, seppur in maniera simbolica, è Giuseppe Gabrielli Gagi ed i ricordi scorrono a fiumi: “Non sono un professionista, ma sono contento. Se ripenso alle prime edizioni della Marcialonga era tutto diverso, si sciava con gli sci di legno e portavo la punta di legno di ricambio, perché alla partenza era sempre un disastro”. Attorno alle 11.30 arriva a Predazzo anche la concorrente più giovane in pista, Alice De Godenz di appena 20 anni: “Ho avuto l’onore di essere la più giovane e stamattina mi sono svegliata tesa, ma non è stato difficile trovare l’abbigliamento e i dettagli per essere “vintage”.
Sabato 30 gennaio si è vissuta una ‘Marcialonga Story’ capace, ancora una volta, di stupire e regalare emozioni.
Domenica 31 gennaio nei binari, per 70 km, campioni e bisonti uniti nella grande passione per lo sci di fondo e per la Marcialonga.
Info: www.marcialonga.it
Fonte: Ufficio Stampa Marcialonga