22 maggio 2025
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Titani dell’impossibile: le cooperative tengono la rotta tra le onde del caos

Nel primo dei venti panel di Confcooperative al Festival dell’Economia di Trento si è parlato della resilienza del sistema cooperativo rispetto a dazi, instabilità geopolitica, cambiamento climatico, crisi demografica, fuga di talenti, sostenibilità, e dell’urgenza di politiche europee più flessibili e adatte ai contesti montani

Un prodotto agroalimentare su quattro sul tavolo degli italiani viene da una cooperativa. Uno su due se si tratta di ortofrutta, sei su dieci per il vino. Il modello cooperativo ha dimostrato grande resilienza rispetto alle sfide attuali: dazi, instabilità geopolitica, cambiamento climatico, crisi demografica, fuga di talenti, sostenibilità, e sull’urgenza di politiche europee più flessibili e adatte ai contesti montani.

Se ne è parlato al panel “Titani dell’impossibile: le cooperative tengono la rotta tra le onde del caos. 130 anni di Cooperazione Trentina”, con il quale si è aperta oggi la presenza cooperativa al Festival dell’Economia di Trento, in collaborazione con Confcooperative e la Cooperazione Trentina. L’evento, ospitato nel Cluod di Confcooperative in Piazza Duomo e moderato dalla giornalista del Sole24 Ore Manuela Perrone, è il primo dei 20 appuntamenti in programma e ha visto una folta partecipazione di pubblico e istituzioni.

A portare il saluto istituzionale è stato Roberto Simoni, presidente della Federazione Trentina della Cooperazione: “130 anni di vita significano che abbiamo resistito a tutto, che il sistema ha saputo dimostrare la validità del suo modello oltre ogni ostacolo, con un approccio all’economia attento al sociale che mette al centro le persone”.

Presente anche il presidente della Provincia di Trento, Maurizio Fugatti, che ha voluto testimoniare la vicinanza della Pat al mondo cooperativo e celebrare il traguardo dei 130 anni della Federazione.

Protagonisti del panel i ‘titani’ della Cooperazione Trentina, come Luca Rigotti, presidente Mezzacorona: “Siamo tutti nel mezzo di una tempesta di ritorno al protezionismo. Il settore vino proviene da tre anni di grandi difficoltà, con un aumento dei costi sproporzionato, anche del denaro. Esportiamo quasi l’80% e dobbiamo continuare a remunerare al meglio i nostri soci. Confidiamo molto nel lavoro diplomatico, sperando che sappia ottemperare le rivalità commerciali che sono sorte. Nel frattempo, lavoriamo con la Commissione Europea per trovare misure che riescano a compensare i rischi e stiamo trovando apertura e disponibilità al dialogo”.

Sulla stessa linea Lorenzo Libera, presidente Cavit “Dopo il covid i costi produttivi sono esplosi e non sono rientrati, e ora dobbiamo anche affrontare la questione dei dazi. Ma non possiamo arrenderci, perché abbiamo responsabilità enormi nei confronti dei 5300 viticoltori soci e verso il territorio. Auspico che a livello nazionale ed europeo troviamo coesione per portare avanti sfide e questioni e per questo faccio un richiamo alla compattezza”.

E poi c’è la sfida del cambiamento climatico. Ernesto Seppi, presidente Melinda: “Il cambiamento climatico costa: per una piccola gelata tardiva abbiamo avuto danni per oltre 30 milioni di euro. Servono risorse per investire nella ricerca e serve tempo affinché questa possa produrre cambiamenti costruttivi”. Seppi ha anche espresso la preoccupazione che la guerra dei dazi provochi effetti a cascata che interesseranno tutto il settore agricolo in modo trasversale e ha invitato la politica locale a mettere in campo tutti gli strumenti per compattare e tenere unito il settore.

Stefano Albasini, presidente Trentingrana: “Aziende zootecniche e caseifici sono in difficoltà per l’esplosione dei costi, per la scarsità della terra disponibile e per il passaggio intergenerazionale. Ma se scompare la zootecnia, le valli si spopolano e scompare il turismo. Abbiamo bisogno che l’Europa abbia un occhio di riguardo per la montagna, che non può essere omologata alla pianura”.

Un’attenzione ai ‘giganti’ dell’agroalimentare trentino è garantita dal sistema delle Casse Rurali Trentine, rappresentato al panel da Silvio Mucchi, presidente Cassa Rurale Val di Non e di Fondo Comune: “E’ stato complicato uscire dalle rigidità imposte dal Quantitative Easing di Draghi per essere a sostegno degli investimenti delle imprese. Oggi dobbiamo adeguarci ai bisogni nuovi del territorio. In Trentino, con l’autonomia, ci siamo distinti restando nei territori. Stiamo lavorando affinché gli sportelli delle nostre Casse Rurali, presenti anche nei paesi più piccoli, siano riconosciuti anche come elementi di socialità”.

Ha puntato invece sulla questione della carenza di capitale umano l’intervento di Francesca Gennai, presidente Consolida: “Qualsiasi economia ha bisogno di quantità e qualità di capitale umano. Oggi in Italia siamo carenti su entrambi i fronti, con manodopera scarsa e il 30% dei laureati contro il 40% medio europeo. Per questo dobbiamo immaginare modelli organizzativi diversi, che rispondano alle richieste dei giovani, che nel lavoro cercano non più solo identità e valorizzazione ma anche autenticità, bellezza, senso e qualità”.

A tirare le fila della tavola rotonda Raffaele Drei, presidente Confcooperative Fedagripesca: “Anche in territori difficili come la montagna trentina, la cooperazione ha saputo dare risposte proponendo un modello economico e sociale assolutamente efficiente. Il modello cooperativo ha saputo superare il tema della frammentazione, imponendo di essere uniti e di andare avanti”. Drei ha sottolineato come in Europa oggi serva più cooperazione, per far fronte alla complessità, nonché incentivi e strumenti di sostegno alle aggregazioni.

Autore: Dirce Pradella