20 novembre 2025
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Futuri presenti, la Cooperazione Trentina al lavoro per immaginare il domani

Sono passati 130 anni dal 20 novembre del 1895, quando nacque la Federazione Trentina della Cooperazione. Un movimento protagonista dell’occupazione trentina, con 39.000 tra dipendenti di ogni settore e conferitori agricoli, che oggi rilancia il suo ruolo nella società e nell’economia trentina per rispondere alle criticità future. Tra i temi principali emersi dalla ricerca Ocse, Euricse e Università di Trento: invecchiamento, casa, clima e digitalizzazione.

Intreccia passato e futuro la Cooperazione Trentina, che oggi celebra i suoi 130 anni di vita. E lo fa fin dal primo istante di questa giornata speciale: da un lato il robot che accoglie cooperatori, cooperatrici dal palco della Sala inCooperazione, dall’altro la teatralizzazione di don Guetti, chiamato simbolicamente a inaugurare la festa e la riflessione collettiva che l’accompagna. A seguire, l’intervento dello storico e creator Giacomo Panozzo che condensa 130 anni di storia nel tempo e con il linguaggio di un Tiktok. Il dialogo tra tradizione e innovazione continua con l’anteprima della campagna promozionale: una festa di paese in cui, al momento di spegnere le candeline dell’“anziana” Cooperazione Trentina, compare una giovane figura che guarda avanti con fiducia, pronta a continuare quel cammino al servizio della comunità.

Il profilo di un sistema unico in Italia

La Cooperazione Trentina rappresenta oggi uno dei più grandi sistemi economici e sociali e il tra i maggiori ‘datori di lavoro’ nel panorama provinciale: 400 cooperative, 12 consorzi e 19 società di sistema, di proprietà di 330.000 soci e socie e gestito da oltre 3.000 amministratori e amministratrici. Un movimento che genera 4 miliardi di euro di fatturato all’anno e custodisce un patrimonio collettivo di 2,4 miliardi, che rimarrà alle nuove generazioni.
La cooperazione è anche la più grande realtà collettiva in Trentino in termini di lavoro: 39.000 persone occupate, di cui 23.000 dipendenti e 16.000 soci conferitori agricoli, con 1.800 lavoratori fragili inseriti in percorsi protetti.

Negli ultimi cinque anni la retribuzione complessiva è cresciuta da 1,3 a 1,6 miliardi di euro, grazie ai rinnovi contrattuali nei settori del consumo, sociale, credito e agricolo (caseifici, cantine, ortofrutta). Una testimonianza concreta di un modello che redistribuisce valore, radica occupazione e sostiene la coesione territoriale.

«A quanti, con impegno e passione, custodiscono e rinnovano questa straordinaria eredità – ha scritto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella lettera letta oggi nella Sala inCooperazione – rivolgo l’apprezzamento della Repubblica per il loro lavoro, unitamente all’augurio che i prossimi traguardi possano rafforzare un pilastro della vita comunitaria, prezioso per le sfide che ci attendono».

Una ricerca per leggere il domani

Il legame tra passato e futuro prende forma con evidenza nella ricerca “Prospettive Cooperative: prepararsi alle sfide del futuro”, realizzata con Ocse, Euricse e Università di Trento con il contributo operativo di Skopia Anticipation Services e la facilitazione di Gerardo De Luzenberger. Un processo partecipato che ha coinvolto oltre 300 cooperatori e cooperative in esercizi di futuro, laboratori territoriali e analisi comparate internazionali.

La domanda al centro dei lavori è stata semplice e radicale: come sarà la cooperazione nel 2050 e quali scelte occorrono oggi per costruire quel futuro? Alle risposte emerse dalla ricerca è stata dedicata ieri, presso la Sala Depero della Provincia, una specifica giornata di approfondimento, i cui esiti sono stati sintetizzati oggi da Amal Chevreau, responsabile dell'Unità Economia sociale e innovazione, Centro per l'Imprenditorialità, le Pmi, le Regioni e le Città dell'Ocse, insieme a Hyunha Kim, responsabile del Team di Pianificazione delle Politiche, iCoop, Corea, Clare Sarson, responsabile della politica internazionale per le Pmi, Dipartimento per le imprese e il commercio, Regno Unito, Samuel Barco, esperto senior in ecosistemi di imprenditoria sociale, che hanno offerto una fotografia nitida delle quattro grandi transizioni in corso. 

Quattro priorità: invecchiamento, casa, clima, digitale

Invecchiamento: con gli over 65 già al 23% in Italia, aumentano bisogni di cura, continuità assistenziale e comunità solidali. Le cooperative emergono come attori capaci di costruire servizi di prossimità, modelli mutualistici e reti territoriali che valorizzano famiglie, lavoratrici e legami sociali. Casa e comunità: nelle grandi città i prezzi delle abitazioni superano dell’86% quelli dei piccoli centri, alimentando nuove fragilità e spingendo verso territori più coesi. Il modello cooperativo può offrire soluzioni abitative accessibili e garantire, tramite i Sieg, servizi essenziali senza i quali i territori rischiano lo spopolamento. Clima: con il 2024 registrato come l’anno più caldo di sempre, la transizione energetica diventa urgente. Le cooperative – osserva l’Ocse – sono in grado di attivare comunità energetiche rinnovabili, filiere agricole resilienti, progetti ambientali e iniziative circolari radicate nei territori. Digitalizzazione: se l’accesso a Internet sfiora il 100% in Europa, persistono disuguaglianze e rischi di esclusione. La cooperazione può guidare una digitalizzazione etica, centrata sulle persone: piattaforme condivise, servizi intelligenti, gestione responsabile dei dati e nuovi spazi di democrazia partecipata.

Utilizzando gli studi di futuro, illustrati da Roberto Poli dell’Università di Trento, la ricerca arriva alla conclusione che il modello cooperativo, sostenuto da politiche mirate e dotato di capacità anticipatoria, sarà protagonista delle grandi transizioni del Trentino, mantenendo ciò che lo rende unico: radicamento sociale, partecipazione e orientamento al bene comune.

Innovazione, alleanze e alta formazione

A partire da questa visione, la Cooperazione Trentina si attrezza scegliendo la via delle alleanze. Come ha spiegato il presidente Roberto Simoni, la sfida oggi è mettere in connessione ricerca, innovazione e mondo cooperativo.

Dialogando con Ferruccio Resta (presidente Fbk), Simoni ha annunciato il lancio del programma Proof of Concept, promosso da Fbk: due progetti triennali finanziati da Promocoop a partire dal 2026, dedicati a trasformare idee innovative in soluzioni concrete per l’ambito sociale e dei servizi di prossimità. «È un modo per far dialogare scienza, impresa e cooperazione – ha detto Simoni – e per portare l’innovazione là dove serve di più: nelle comunità». «Il progetto con la Cooperazione – ha aggiunto Resta – è il modo migliore per prepararsi al futuro investendo sui giovani e sulle idee che costruiranno il nostro futuro».

Innovazione significa anche formazione. Con Flavio Deflorian, Rettore dell’Università di Trento, è stato presentato un quadro articolato di collaborazione che prevede: una nuova laurea magistrale dedicata alla cooperazione, corsi aperti agli studenti delle triennali, indipendentemente dal percorso scelto, percorsi di formazione permanente per professionisti e cooperatori, l’apertura degli spazi di coworking della Federazione agli studenti, per avvicinare i giovani al modello cooperativo.

«Con questo accordo come Università – ha spiegato il Rettore – ci poniamo due obiettivi. Il primo è offrire una formazione specifica e di alto livello, che comprenda una laurea magistrale dedicata e diversi corsi mirati. Il secondo è portare contenuti legati all’economia cooperativa anche dentro percorsi di studio diversi, perché molti studenti arrivano da fuori provincia: è un modo per seminare cultura cooperativa, sensibilità e valori che possano diventare parte del loro bagaglio professionale e umano».

«Il nostro obiettivo – ha concluso Simoni – è fare in modo che la cooperazione non sia solo un pezzo di storia, ma una possibilità concreta per chi vuole costruire il proprio futuro mettendo al centro responsabilità e comunità».

L’alleanza istituzionale

«La Cooperazione ha reso il Trentino più forte, equo e resiliente – così il vicepresidente della Provincia, Achille Spinelli – e in questi 130 anni, con coraggio e responsabilità, è diventata parte strutturale del nostro modello di sviluppo, capace di unire inclusione sociale, presidio del territorio e crescita economica. Oggi affrontiamo sfide importanti, ma i segnali sono positivi: l’occupazione cresce e il Trentino ha tutte le carte in regola per proseguire nel suo percorso di sviluppo. Le risorse del bilancio provinciale sostengono questo cammino, puntando su famiglie, attrattività e investimenti che generano valore, occupazione e crescita duratura. La Cooperazione, radicata in ogni settore, non ha solo accompagnato lo sviluppo del Trentino: lo ha reso possibile».

«Celebrare i 130 anni della Cooperazione trentina – così l’assessore provinciale Mario Tonina – significa riconoscere il valore di una storia che, partendo dall’intuizione di don Lorenzo Guetti, ha sostenuto il nostro territorio anche nei momenti più difficili. Allora c’erano povertà, difficoltà e ristrettezze economiche, oggi ci sono nuove sfide ed emergenze: come allora, abbiamo raccolto bisogni, sogni e desideri e li abbiamo tradotti in un progetto comune, rappresentato nel Protocollo recentemente sottoscritto. Se ieri la Cooperazione ha dato risposte positive per la crescita del Trentino, anche oggi può fare la differenza, grazie alla sua forza, alla sua capacità di unire la comunità, anche grazie ai valori del volontariato che sono integrati nella nostra società, soprattutto nei temi sociali, nel welfare territoriale, ampiamente rappresentati nel Protocollo. È questa la sfida da vincere insieme, Autonomia speciale e Cooperazione, per continuare a costruire nuove prospettive, fiducia e futuro, soprattutto per le nuove generazioni».

Un ruolo, quello della Cooperazione nella comunità trentina, ricordato anche dal direttore generale della Federazione, Alessandro Ceschi, che ha ringraziato il personale della struttura per il lavoro e l’impegno: «La Federazione non è la cooperazione di pochi, non è il lavoro di singoli, ma è il lavoro collettivo che non è semplice. Ma è a quello che dobbiamo indirizzarci».

«Anche le cooperative, come tutte le altre imprese, devono essere orientate al mercato – ha ricordato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative – ma prima ancora ai bisogni. Questa capacità di leggere i bisogni delle persone e delle comunità ha fatto la nostra fortuna. Dobbiamo avere ancora fame e sete di cooperazione e della nostra capacità di coniugare mutualità interna verso i nostri soci e esterna verso le comunità».

La pace e la piazza

La serata si è chiusa con l’intervento del giornalista e storico Paolo Mieli che riflette, con la giornalista e conduttrice tv Maria Concetta Mattei, sul valore della pace, richiamando l’articolo 3 dello statuto della Federazione, che pone tra le sue finalità “la promozione e difesa della pace, della cooperazione internazionale e dei diritti umani”.

«La vostra cooperazione – ha detto Mieli agli oltre 450 ospiti presenti – è un mondo che aggrega le persone. È giusto usare la modernità per comunicare al meglio, ma resta fondamentale anche ritrovarsi fisicamente: il cemento di questi 130 anni è lo stare insieme. La cooperazione è fedele alle sue origini: cooperare, costruire comunità, essere presenza viva. La storia ci insegna che la peste si accompagna spesso alla guerra. È sempre stato così. Ma c’è una costante: dopo pestilenze e conflitti, l’umanità compie salti straordinari. Il Rinascimento e l’Illuminismo ne sono esempi luminosi. Il prezzo che paghiamo oggi e che abbiamo pagato con il Covid diventerà un guadagno clamoroso per i nostri figli e nipoti. È accaduto per tremila anni, e accadrà ancora: anche la cooperazione deve prepararsi a un nuovo salto».

«Se continuerete la vostra attività con lo stesso impegno – ha esortato Mieli – porrete uno dei mattoni della pace di cui abbiamo bisogno. I piani di pace di Trump passano; la cooperazione resta.»

Dulcis in fundo, prima del brindisi festoso, l’anteprima della nuova Piazza inCooperazione, spazio aperto a cooperative, soci e cittadini. Qui, dal 4 dicembre, sarà visitabile la mostra “Futuri presenti: l’arte trentina di cooperare”, ideata per i 130 anni con la Fondazione Museo Storico del Trentino: un percorso che racconta un movimento nato dal bisogno di condividere, attraversato da generazioni e guidato da valori come solidarietà, partecipazione, autonomia e innovazione.

Un nastro blu – visivo e simbolico – collega le sezioni della mostra, ricordando che la cooperazione, ieri come oggi, continua a unire persone e comunità in un progetto comune di futuro.

 

Autore: Dirce Pradella