Meleto a guyot, cresce l'interesse. Più di 150 frutticoltori "a lezione" a Maso delle Part
Porte aperte e visite guidate, oggi, al "meleto a guyot" di Maso delle Part, a Mezzolombardo, che hanno chiamato a raccolta oltre 150 frutticoltori.
Nell'azienda sperimentale della FEM, che nei suoi 10 ettari da circa 15 anni ospita anche sperimentazioni sulle forme di allevamento del melo in parete, sono stati illustrati i vantaggi di questo frutteto innovativo e sostenibile messo a punto dalla Fondazione Mach, che sta richiamando l'attenzione di frutticoltori e tecnici di ogni parte del mondo.
I risultati sono incoraggianti e la tipologia di frutteto oltre che destare interesse internazionale inizia già ad essere utilizzata da frutticoltori trentini e non solo. "Questo sistema di allevamento in parete -spiega il tecnologo Franco Micheli, responsabile dell'Unità ricerca e sperimentazione agronomica nella frutticoltura - offre una serie di vantaggi sia di tipo economico che ambientale e risulta particolarmente adatto alle nuove tecnologie che si stanno rendendo disponibili".
Dalle sperimentazioni FEM è nato questo nuovo sistema costituito da un cordone orizzontale permanente che si sviluppa lungo il filare e da un numero variabile di assi verticali semipermanenti distanziati di circa 20 cm fra loro. Lateralmente non vengono fatti crescere veri e propri rami ma solamente formazioni corte in modo da ottenere una parete produttiva molto stretta. Il rinnovo degli assi è un potente strumento per il controllo o meglio di sfruttamento del vigore della pianta.
"Nei tradizionali sistemi di allevamento già dopo pochi anni si ha troppo vigore nella parte alta- spiega Micheli - con questo sistema invece quando un asse diventa troppo vigoroso è possibile eliminarlo ripartendo dal cordone orizzontale con un nuovo germoglio assecondando la naturale crescita verticale dei nuovi germogli. Si ottengono in questo modo pareti produttive molto compatte e continue che possono essere più o meno alte".
La qualità dei frutti è elevata e particolarmente omogenea. Dal punto di vista ambientale emergono diversi punti favorevoli: la parete stretta, continua e contenuta in altezza necessita infatti di una minor quantità ad ettaro di fitofarmaci e consente una loro applicazione in modo più mirato riducendo decisamente i fenomeni di deriva. Il frutteto a guyot si presta molto bene a tutte le tecnologie futuribili che normalmente richiedono una chioma di dimensioni standard. Sono in corso, ad esempio, sperimentazioni con sistemi di visione in grado di conteggiare i frutti e determinarne il calibro.
Fonte: Ufficio Stampa Fondazione Edmund Mach
I risultati sono incoraggianti e la tipologia di frutteto oltre che destare interesse internazionale inizia già ad essere utilizzata da frutticoltori trentini e non solo. "Questo sistema di allevamento in parete -spiega il tecnologo Franco Micheli, responsabile dell'Unità ricerca e sperimentazione agronomica nella frutticoltura - offre una serie di vantaggi sia di tipo economico che ambientale e risulta particolarmente adatto alle nuove tecnologie che si stanno rendendo disponibili".
Dalle sperimentazioni FEM è nato questo nuovo sistema costituito da un cordone orizzontale permanente che si sviluppa lungo il filare e da un numero variabile di assi verticali semipermanenti distanziati di circa 20 cm fra loro. Lateralmente non vengono fatti crescere veri e propri rami ma solamente formazioni corte in modo da ottenere una parete produttiva molto stretta. Il rinnovo degli assi è un potente strumento per il controllo o meglio di sfruttamento del vigore della pianta.
"Nei tradizionali sistemi di allevamento già dopo pochi anni si ha troppo vigore nella parte alta- spiega Micheli - con questo sistema invece quando un asse diventa troppo vigoroso è possibile eliminarlo ripartendo dal cordone orizzontale con un nuovo germoglio assecondando la naturale crescita verticale dei nuovi germogli. Si ottengono in questo modo pareti produttive molto compatte e continue che possono essere più o meno alte".
La qualità dei frutti è elevata e particolarmente omogenea. Dal punto di vista ambientale emergono diversi punti favorevoli: la parete stretta, continua e contenuta in altezza necessita infatti di una minor quantità ad ettaro di fitofarmaci e consente una loro applicazione in modo più mirato riducendo decisamente i fenomeni di deriva. Il frutteto a guyot si presta molto bene a tutte le tecnologie futuribili che normalmente richiedono una chioma di dimensioni standard. Sono in corso, ad esempio, sperimentazioni con sistemi di visione in grado di conteggiare i frutti e determinarne il calibro.
Fonte: Ufficio Stampa Fondazione Edmund Mach
Autore: Redazione