Il Trentino e l’Europa, sostenibilità e produzione a braccetto
Molti spunti di interesse sono venuti oggi pomeriggio al convegno organizzato dalla Federazione alla presenza dell’europarlamentare Herbert Dorfmann. L’80% della legislazione nazionale è di derivazione europea, eppure le istituzioni comunitarie sono vissute spesso con fastidio da parte di chi dovrebbe invece condividere le riforme ed avvantaggiarsene. È il caso del Green Deal, spesso visto come spesa anziché come reale opportunità. Dorfmann: “Sostenibilità e produzione non devono essere considerate antagoniste. La sostenibilità senza produzione non esiste”.
Un convegno a Trento, sala inCooperazione di via Segantini, organizzato dalla Federazione Trentina della Cooperazione, ha cercato di dipanare una matassa che pare davvero complessa, muovendo in tre direzioni principali: l’agricoltura, le politiche monetarie e quelle sociali, attraverso gli interventi di tre relatori con diverse competenze in merito: l’europarlamentare Herbert Dorfmann, componente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, la docente dell’università di Bolzano Stefania Baroncelli, autrice di una monografia sui profili giuridici ed istituzionali della Bce, e Giuseppe Guerini, membro del Comitato Economico e Sociale Europeo, moderati da Samuel Cornella, dell’Ufficio di Bruxelles della Federazione.
“Oggi si parla d'Europa - ha dichiarato il presidente della Cooperazione Trentina Roberto Simoni nei saluti iniziali - e credo che in questa fase storica sia essenziale promuovere la consapevolezza nelle comunità trentine, e nel movimento cooperativo, riguardo l'importanza cruciale delle relazioni con l'Europa. È fondamentale riconoscere il significativo impatto che l'Europa ha sul nostro territorio e l'importanza di avere rappresentanti preparati che si occupino con competenza delle nostre realtà”.
Durante l’intervento dal titolo “Territorio e agricoltura nell’agenda europea: come mediare tra sostenibilità e produzione” l’onorevole Herbert Dorfmann ha evidenziato l'importanza del Green Deal come leva di crescita anziché di recessione, sottolineando che l'inazione avrebbe costi ben superiori. “Sono fermamente convinto – ha dichiarato l’on. Dorfmann - che sostenibilità e produzione non debbano essere considerate antagoniste. Infatti, senza produzione, sia in agricoltura che in altri settori, la sostenibilità non può esistere. Questo perché non ci si può limitare alla sola dimensione ecologica, ma va compresa anche la capacità di proseguire su un sentiero di sviluppo economico, il quale è possibile solo attraverso la produzione. In particolare, in un contesto sfidante come il nostro, è fondamentale gestire l'agricoltura in modo ecologicamente sostenibile, salvaguardando gli interessi non solo dei consumatori ma anche degli agricoltori stessi”. Inoltre, ha sottolineato la drastica riduzione del terreno agricolo, soprattutto in montagna, a causa di una mancanza di sostenibilità economica, e ha enfatizzato come la cooperazione e l'investimento nelle filiere produttive siano soluzioni efficaci per rivitalizzare l'agricoltura delle terre periferiche. Infine, ha ribadito l'importanza della presenza animale nelle terre alte per mantenere l'equilibrio ecologico, sottolineando la sua costante battaglia sulle regolamentazioni per la convivenza con i grandi carnivori.
Stefania Baroncelli, professoressa ordinaria in Diritto Pubblico e dell’Unione Europea della Libera Università di Bolzano, è intervenuta su “Le politiche della Banca Centrale Europea e l’accesso al credito delle imprese del territorio: stato dell’arte e prospettive”, esplorando il delicato equilibrio tra le politiche monetarie della Banca Centrale Europea e le necessità fiscali, mostrando come durante la crisi economica, azioni come l'acquisto di titoli di Stato e il quantitative easing abbiano giocato un ruolo di stabilizzazione per l’economia europea. Ha riflettuto sulla durabilità del modello finanziario del Next Generation EU e sull'importanza di nuove forme di tassazione in vista dell'ampliamento dell'Unione Europea. Infine, ha sottolineato il contributo attivo della BCE alla transizione economica, evidenziando l'impegno verso la stabilità dei prezzi e l’attenzione al tema del cambiamento climatico.
Giuseppe Guerini, membro del Comitato Economico e Sociale Europeo è intervenuto su “L’Europa alla prova della transizione sociale: la recentissima roadmap governativa di Liegi per la social economy del 12 febbraio 2024”. In particolare, ha sottolineato come l’Unione Europea abbia ricominciato ad interessarsi di economia sociale nel 2011, ponendo attenzione anche all’applicazione di regole che garantiscano un’equa competizione tra gli stati, così da evitare che, ad esempio, si utilizzino le stesse regolamentazioni tra le multinazionali e le famiglie cooperative presenti nelle valli del trentino. Ha poi evidenziato che anche le Nazioni Unite hanno introdotto l’economia sociale nelle raccomandazioni sulla sostenibilità relative all’Agenda 2030. Ha poi concluso sull’importanza del ruolo dell’Unione Europea che, in questi anni, ci ha fornito tanti strumenti per migliorare una società stretta anche dalle difficoltà relative all’invecchiamento demografico, fornendoci strumenti che ci permettono di realizzare numerosi progetti da mettere a terra. “È una stagione di grandi possibilità – ha chiosato Guerini – che ci permetterà di inserirci fra economia furiosa e un’economia paziente che abita i territori”.
Ha chiuso il convegno il direttore generale della Federazione Alessandro Ceschi: “Tutti abbiamo compreso in maniera chiara come l’Europa sia un interlocutore prioritario. Quello che si decide a Bruxelles ha effetti su ognuno di noi”. Ha poi sostenuto che oltre alle parole produzione, sostenibilità, territorio e agricoltura - usate da Dorfmann – va aggiunta anche “proporzionalità”. Un tema che riguarda le piccole banche del territorio messe in confronto con le altre banche nazionali e multinazionali, ma non solo. Anche in agricoltura e nel sociale il tema della graduazione delle normative è particolarmente presente, soprattutto nei territori di montagna, dove è più difficile garantire una sostenibilità economica - oltre che ambientale – ed evitare così lo spopolamento di queste aree.