Il ruolo chiave delle cooperative italiane nell'economia e nella coesione sociale
Il Rapporto di Euricse, appena pubblicato e curato da Chiara Carini ed Eddi Fontanari, offre un'analisi aggiornata di questo sistema, mettendo in luce le sue caratteristiche economiche, occupazionali e sociali. I risultati dello studio rivelano una presenza diffusa delle cooperative in tutto il paese, ma con un maggiore peso economico nel Nord Italia.
Le cooperative non bancarie analizzate hanno registrato un fatturato di 122 miliardi di euro nel 2021, con particolare rilievo nei settori agricolo, produzione e lavoro, consumo e sociale, che arriva a 137,7 miliardi se si considerano anche le imprese non cooperative controllate dalle stesse. Le banche di credito cooperativo hanno registrato finanziamenti lordi per 142 miliardi di euro nel 2022, con un aumento del 10,9% rispetto al 2018. Sul fronte occupazionale, nel 2021, le cooperative (incluse le Banche di Credito Cooperativo) hanno creato 1,6 milioni di posizioni lavorative.
Le caratteristiche economiche del settore cooperativo italiano. Nel 2021, le cooperative non bancarie hanno registrato un fatturato di 122 miliardi di euro e un valore aggiunto di 29 miliardi di euro. A questi dati vanno aggiunti i risultati delle imprese controllate direttamente dalle cooperative, con ulteriori 15,7 miliardi di euro di fatturato e un valore aggiunto di 2 miliardi di euro.
Le cooperative agricole presentano il contributo maggiore al fatturato complessivo con il 32,5%, seguite da quelle di produzione e lavoro con il 17,9% e dalle cooperative di dettaglianti con il 13,3%.
Per quanto riguarda il valore aggiunto generato, le cooperative di produzione e lavoro e le sociali risultano i principali comparti con rispettivamente il 36,3% e il 32,6%. Le cooperative agricole rappresentano il 13,9% del valore aggiunto (al netto del valore ristornato alle aziende agricole socie). Inoltre, le attività delle imprese controllate dalle cooperative rivestono un ruolo importante soprattutto nel settore del commercio con un fatturato di quasi 8 miliardi di euro, pari alla metà del totale, e un valore aggiunto di 507,2 milioni di euro, ovvero il 25,1% del totale. Il settore agroalimentare segue a distanza con 2,3 miliardi di euro di fatturato e 282 milioni di euro di valore aggiunto.
Per quanto riguarda la variabile dimensionale, il 3,4% delle organizzazioni di medio-grandi dimensioni (con più di 10 milioni di euro di ricavi) generano quasi i 3/4 del fatturato totale (e il 54,1% del valore aggiunto). Sul fronte territoriale, oltre il 66% del fatturato è prodotto dal Nord Italia, soprattutto dalla parte orientale, a seguito della dimensione media più elevata delle cooperative.
Peso sulle economie settoriali e territoriali. I settori dell’economia italiana che beneficiano maggiormente dell’apporto della cooperazione (cooperative + controllate) sono la sanità e assistenza sociale e l’agroalimentare con una percentuale d’incidenza sul valore aggiunto rispettivamente del 7,3% e del 7,0%. Segue il trasporto con il 5,9%. L'analisi territoriale mette in luce una differenziazione nell'espansione della cooperazione nei principali settori chiave, con contributi al valore aggiunto variabili a livello regionale.
Ad esempio, nella sanità e assistenza, la Provincia Autonoma di Trento, l’Emilia-Romagna e il Piemonte registrano rispettivamente il 12,6%, il 12,4% e il 12,1% di contributo al valore aggiunto. Per quanto riguarda il settore dei trasporti, la Provincia Autonoma di Trento (10,3%), l’Emilia-Romagna (10,2%) e la Toscana (9,6%) mostrano una rilevante presenza cooperativa. La cooperazione agroalimentare evidenzia un contributo rilevante nel Nord-Est, con un'incidenza del 13,6% sul valore aggiunto, soprattutto in Emilia-Romagna (16,6%), nella Provincia Autonoma di Trento (12,7%) e in quella di Bolzano (12,3%).
Le Banche di Credito Cooperativo (BCC). Il Rapporto evidenzia la presenza di 226 Banche di Credito Cooperativo (BCC-CR) in Italia, con una rete di 4.096 filiali registrate nel2022. Le BCC sono particolarmente diffuse in aree caratterizzate da elevata fragilità: nell'86% dei Comuni con meno di 5.000 abitanti, che in gran parte sono comunità montane. Inoltre, grazie alla presenza delle BCC, il servizio bancario è garantito in ben 2.532 comuni italiani presidiati, 702 dei quali rappresentano l'unico istituto bancario attivo con un aumento del 10,9% rispetto al 2018. Un dato significativo riguarda la crescita dei finanziamenti erogati alle famiglie consumatrici nel periodo 2018-2022, che è stata del 23,6%, superando il +9,6% registrato dalle banche commerciali.
Nonostante il processo di consolidamento che ha comportato una diminuzione del numero di BCC nel quadriennio 2018-2022 (-15,7%) e del numero di sportelli (-3,6%), il numero dei soci è invece aumentato dell'8%, raggiungendo più di 1,4 milioni di unità alla fine del 2022.
Profilo occupazionale nel settore cooperativo italiano: opportunità e diversità. Nel corso del 2021, le cooperative italiane hanno creato oltre 1,6 milioni di posizioni lavorative, rappresentando il 7,2% delle unità di lavoro a tempo pieno occupate nel totale delle imprese private. Le opportunità di impiego offerte dalle cooperative si concentrano principalmente nei settori delle cooperative di produzione e lavoro, che rappresentano il 39,4% delle posizioni lavorative totali, seguite dalle cooperative sociali con il 39,3%. I settori dell'assistenza sanitaria e sociale e dei servizi di supporto alle imprese rappresentano le principali aree di sbocco occupazionale. Le cooperative si distinguono per la loro significativa presenza femminile nell'occupazione. Infatti, il 53,1% delle posizioni lavorative all'interno delle cooperative è occupato da donne. Questo dato evidenzia l'importante contributo delle cooperative nel promuovere l'occupazione femminile e garantire opportunità di lavoro paritario.
Inoltre, il 18,1% delle posizioni lavorative è ricoperto da lavoratori con meno di 30 anni, mentre il 19,2% è occupato da persone con 55 anni o più. L'impiego a tempo parziale varia a seconda del settore cooperativo, con oltre il 70% delle posizioni lavorative nelle cooperative sociali occupate a tempo parziale, offrendo una flessibilità lavorativa per i dipendenti.
Presenza femminile e giovanile nei Consigli di Amministrazione delle cooperative italiane. L'analisi su un campione di 39.000 cooperative italiane ha rivelato che l'età media dei consiglieri all'interno delle cooperative italiane al 2022 supera i 50 anni, con una presenza limitata di giovani. Solo l'11% dei consiglieri ha meno di 35 anni, sebbene si osservi un miglioramento nelle cooperative di recente costituzione. Tuttavia, è importante notare che ci sono significative differenze tra i tipi di cooperativa.
Più di un terzo delle cooperative esaminate nel 2022 non ha consiglieri di sesso femminile. Tuttavia, vi sono notevoli variazioni tra le tipologie di cooperativa. Ad esempio, le cooperative sociali presentano una maggiore presenza femminile all'interno dei CDA: oltre il 32% di queste cooperative ha una percentuale di donne che supera la metà dei membri del consiglio, e quasi una su cinque ha addirittura una percentuale di donne superiore al 75%. Anche le cooperative di produzione e lavoro mostrano una presenza femminile marcata, con una significativa "quota rosa".
Focus: politiche di coesione. Le cooperative italiane giocano un ruolo importante nella politica di coesione europea, contribuendo allo sviluppo e ricevendo finanziamenti per progetti chiave. Nel 2020, le cooperative interessate dalla politica di coesione europea erano poco più di 8 su 100 e rappresentavano quasi un quinto del valore aggiunto prodotto dal settore cooperativo italiano. I settori più finanziati sono la sanità, l'assistenza sociale e i servizi alle imprese. I territori con il maggior numero di cooperative coinvolte nella politica di coesione sono il Sud, in particolare la Puglia, e la Lombardia nel Nord-Ovest. Le risorse sono destinate principalmente a progetti legati all'occupazione, all'inclusione sociale e alla competitività delle imprese.
Focus: aree interne. Nel 2020, le cooperative nelle aree interne rappresentano poco più del 25% delle cooperative italiane, con una maggiore presenza nel Sud e nelle Isole, mentre il Nord-Ovest registra la percentuale più bassa. Guardando alle sole cooperative beneficiarie di fondi strutturali, le realtà attive nelle aree interne sono più del 24 percento e interessano l’8,1 percento dei progetti e il 14,8 percento delle risorse stanziate. La quota più elevata di cooperative delle aree interne finanziate dai fondi strutturali si ritrova, invece, nel Nord-Ovest, con più di una cooperativa ogni 10 e in particolare in Liguria con il 21,2 percento, a fronte di una media nazionale del 7,7 percento.
Le cooperative di comunità svolgono un ruolo particolarmente importante a supporto dei territori periferici, con quasi due realtà su tre che opera nelle aree interne. Solo poco più del 22% ha beneficiato dei finanziamenti dei fondi strutturali, in particolare le cooperative di comunità più strutturate e consolidate. La regione Toscana si contraddistingue sia per il numero di cooperative di comunità sia per la capacità di accesso alle risorse stanziate dalla politica di coesione.
In vista della programmazione futura, sarà importante considerare le specificità dei fondi e le tipologie cooperative in base ai servizi offerti e ai territori interessati. Se i fondi FSE possono risultare più adatti a supportare le cooperative sociali e l'occupazione, i fondi FESR possono rivelarsi maggiormente idonei a sostenere la competitività d'impresa nelle aree interne attraverso le cooperative di comunità. A livello generale, si dovrebbe promuovere un maggiore coinvolgimento dei GAL a sostegno delle cooperative e favorire la collaborazione tra enti di ricerca e centrali cooperative per una concertazione integrata delle opportunità di sviluppo e accesso ai finanziamenti.
PNNR e Comunità energetiche rinnovabili. Le Comunità Energetiche Rinnovabili (CER) sono forme di collaborazione volontaria tra famiglie, imprese ed enti locali per produrre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili. L'obiettivo delle CER è superare il modello individuale di produzione e utilizzo energetico, privilegiando benefici collettivi anziché profitti per i proprietari. È importante evitare un approccio promozionale top-down, adottato spesso da grandi attori del settore energetico, e favorire un processo di sviluppo guidato da un soggetto radicato nel territorio, rappresentando gli interessi territoriali.
Le imprese cooperative, con una regolamentazione che favorisca il carattere mutualistico delle CER, possono svolgere un ruolo significativo in questo contesto. Altri attori ad elevato potenziale nella transizione verso forme alternative di produzione energetica includono le cooperative sociali o di comunità, le cooperative di utenza come quelle di consumo e le cooperative agricole, soprattutto se attive nelle aree interne o marginali. Le risorse disponibili nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) rappresentano un'opportunità significativa per promuovere lo sviluppo delle CER e favorire la transizione verso un sistema energetico sostenibile.
Politiche attive del lavoro: Un'opportunità di inclusione attraverso il modello cooperativo. Le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) possono essere impiegate per sostenere una politica attiva del lavoro mirata all'inclusione di categorie svantaggiate nel mercato del lavoro. Queste categorie includono persone che per diverse ragioni, come caratteristiche psicofisiche, di genere o età, rischiano di essere escluse dai processi produttivi. L'obiettivo è favorire l'inclusione sociale attraverso l'impiego in attività strategiche, come la manutenzione del territorio, la gestione dei rifiuti e l'educazione ambientale ed ecologica.
Un approccio innovativo potrebbe essere quello di incentivare la forma cooperativa come modello di inserimento lavorativo per queste categorie svantaggiate. Questo consentirebbe di recuperare competenze e risorse umane inutilizzate, offrendo opportunità di impiego nell'interesse generale della comunità. Inoltre, dato che il capitale umano è sempre più specializzato ma spesso trova difficoltà ad accedere al mercato del lavoro, è importante creare soluzioni organizzative che consentano ai giovani di completare la propria formazione e di mettere a frutto le competenze acquisite.
Nel contesto attuale di crisi diffusa, soprattutto per i giovani che terminano i loro percorsi formativi, è necessario pensare a un progetto che offra loro opportunità di impiego in attività di interesse generale e internamente alle imprese, alle amministrazioni, all'università e ai centri di ricerca. Tale progetto garantirebbe formazione ai giovani e consolidamento produttivo alle imprese. È fondamentale riflettere sulla definizione e sull'introduzione di un modello di inserimento lavorativo a carattere generale che favorisca l'inclusione sociale e promuova lo sviluppo sostenibile.
Il focus sulla medicina territoriale: Un approccio integrato per rispondere ai bisogni socio-sanitari. Un modello integrato di assistenza che coinvolge il pubblico, la cooperazione sociale e il Terzo settore può mettere al centro i bisogni delle persone anziché le prestazioni. Le cooperative sociali, con le loro competenze e professionalità, possono rispondere ai bisogni socio-sanitari delle comunità, superando la separazione tra ambito sociale e sanitario. La collaborazione tra i diversi attori può estendersi a tutti i settori dell'assistenza socio-sanitaria.
Il coordinamento tra la missione 5 (Salute) e la missione 6 (Inclusione sociale) del PNRR è vantaggiosa per l'assistenza agli anziani non autosufficienti. Si prevede il finanziamento per la riconversione delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e delle case di riposo in gruppi di appartamenti autonomi, con l'utilizzo di tecnologie innovative, e si promuove anche il potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare e l'approccio multidisciplinare nella presa in carico.
Le Case della comunità e gli Ospedali di comunità offrono grandi potenzialità per lo sviluppo delle cooperative. Queste strutture coordinano i servizi offerti sul territorio, con team multidisciplinari che includono medici, infermieri, professionisti della salute e assistenti sociali.
Nel contesto della filiera socio-sanitaria, le cooperative hanno importanti opportunità di sviluppo, anche grazie al PNRR, favorendo forme di inter-cooperazione e promuovendo la crescita dei servizi ad alto contenuto di conoscenza.
Nuovi orizzonti per le cooperative di lavoro e sociali: opportunità di sviluppo. Le cooperative di lavoro possono esplorare nuovi settori come i KIBS (Knowledge Intensive Business Services) per valorizzare il capitale umano dei giovani e promuovere lo sviluppo del settore. La creazione di filiere tra cooperative di costruzione e professionisti come architetti e ingegneri potrebbe favorire lo sviluppo nel settore dell'abitare, compresa la collaborazione con il settore sociale per la domotica e l'adattamento degli ambienti per le persone non autosufficienti. Le imprese di maggiori dimensioni potrebbero sostenere quelle più piccole e promuovere spin-off intersettoriali ad alto valore aggiunto.
Gli investimenti nella digitalizzazione nel settore sanitario potrebbero aprire opportunità di collaborazione con le cooperative di lavoro ad alto contenuto di conoscenza, per favorire l'adozione e lo sviluppo di tecnologie per il settore socio-sanitario, migliorando così la qualità della vita a domicilio.
Considerazioni generali sull'evoluzione delle cooperative nel contesto del PNRR. I modelli di governance delle cooperative devono adattarsi alle sfide del PNRR, trovando un equilibrio tra diversi interessi e superando l'approccio focalizzato su un singolo stakeholder. È importante affrontare la mancanza di giovani nelle posizioni decisionali al fine di favorire una visione strategica e stimolare idee innovative. Il ricambio generazionale e una gestione più inclusiva e condivisa sono cruciali per il progresso dell'impresa, promuovendo la collaborazione tra settori e coinvolgendo attivamente la comunità. Queste dinamiche sono particolarmente rilevanti nelle aree interne, dove i servizi di interesse generale spesso sono carenti. In questo contesto, è fondamentale ridefinire gli ambiti operativi delle cooperative, al fine di promuovere soluzioni innovative e generare risorse condivise a lungo termine, come nel caso delle imprese di comunità.
Fonte: Ufficio Stampa Euricse