Lavoro e imprese: l’Italia dei paradossi
Da un lato chi cerca lavoro non lo trova, dall’altro le aziende faticano a trovare le competenze professionali di cui necessitano. È l’evidente paradosso che sta caratterizzando il mercato del lavoro nel nostro Paese, analizzato nel panel “Lavoro e imprese: l’Italia dei paradossi”, organizzato da Confcooperative al Festival dell’Economia di Trento. Gardini: "Occorre una manutenzione straordinaria. Va disboscata la selva dei 1000 contratti, in quella pseudo legalità si annida il dumping".
“Nel cantiere lavoro non bastano piccole correzioni, ma è necessaria una manutenzione straordinaria. Occorre un patto tra politica, imprese e sindacati”. Lo dice Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative intervenendo al Festival dell’Economia di Trento al panel “Lavoro e imprese: l’Italia dei paradossi”, moderato dal capo economia del Corriere della Sera Nicola Saldutti.
"Partiamo – commenta Gardini – dalla necessità di disboscare e semplificare la giungla dei contratti. Oggi se ne contano oltre 1.000 siglati da sigle minori. Nella legalità si alimenta il lavoro povero. Costruiamo un tavolo di confronto con i corpi intermedi. Occorre puntare sulla sicurezza sul lavoro. Non si può giocare sulla vita, fare dumping e trarre vantaggio competitivo a scapito dei lavoratori”.
Quella di oggi è un’Italia del paradosso, in cui, come spiega il responsabile area lavoro del Censis Andrea Toma, “tutti i valori sono al massimo: cala la disoccupazione al 7,2%, gli occupati sfiorano i 24 milioni (23.849.000), ma si registrano anche 12.377.000 di inattivi, vale a dire 1/3 della popolazione tra i 15 e i 64 anni che ha un lavoro e non lo cerca”. D’altro canto, emerge anche “il vuoto che molte imprese stanno sperimentando in termini di domanda di lavoro. Solo a marzo 2024 su 447 mila posti di lavoro, il 47,8% è stato di difficile reperimento (fonte Unioncamere)”.
Secondo Clara Mattei, docente di Economia alla New School for Social Research di New York, ridurre la questione al mercato del lavoro è estremamente riduttivo, perché non esplora i molteplici aspetti che impattano su questa situazione. Mettendo in luce le anomalie internazionali. Mattei pone l’accento sul fenomeno dei working poor, che interessa anche l’Italia. Particolarmente colpito il settore terziario, dove fare innovazione è più complesso e per fare profitti la strada più facile sembra quella della riduzione del costo del lavoro.
"Partiamo – commenta Gardini – dalla necessità di disboscare e semplificare la giungla dei contratti. Oggi se ne contano oltre 1.000 siglati da sigle minori. Nella legalità si alimenta il lavoro povero. Costruiamo un tavolo di confronto con i corpi intermedi. Occorre puntare sulla sicurezza sul lavoro. Non si può giocare sulla vita, fare dumping e trarre vantaggio competitivo a scapito dei lavoratori”.
Quella di oggi è un’Italia del paradosso, in cui, come spiega il responsabile area lavoro del Censis Andrea Toma, “tutti i valori sono al massimo: cala la disoccupazione al 7,2%, gli occupati sfiorano i 24 milioni (23.849.000), ma si registrano anche 12.377.000 di inattivi, vale a dire 1/3 della popolazione tra i 15 e i 64 anni che ha un lavoro e non lo cerca”. D’altro canto, emerge anche “il vuoto che molte imprese stanno sperimentando in termini di domanda di lavoro. Solo a marzo 2024 su 447 mila posti di lavoro, il 47,8% è stato di difficile reperimento (fonte Unioncamere)”.
Secondo Clara Mattei, docente di Economia alla New School for Social Research di New York, ridurre la questione al mercato del lavoro è estremamente riduttivo, perché non esplora i molteplici aspetti che impattano su questa situazione. Mettendo in luce le anomalie internazionali. Mattei pone l’accento sul fenomeno dei working poor, che interessa anche l’Italia. Particolarmente colpito il settore terziario, dove fare innovazione è più complesso e per fare profitti la strada più facile sembra quella della riduzione del costo del lavoro.
Autore: Redazione