Cambiamento climatico e questione femminile al centro dell’azione di Mandacarù e Fondazione Altromercato
La cooperativa Mandacarù si appresta ad incontrare soci e socie per la tradizionale assemblea annuale, presentando un bilancio che mette in evidenza risultati virtuosi. Lo ha annunciato stamane il direttore Giovanni Bridi nel corso di una conferenza stampa presso la sede della Cooperazione Trentina, accompagnato da Claudia Festi, presidente di Fondazione Altromercato, dando notizia anche di una fusione che ha consentito l’allargamento della rete di persone che lavorano per la diffusione del commercio equo e solidale.
Il direttore Bridi ha spiegato che il valore della vendita delle merci nei 15 punti vendita (+ 1 a Sondrio) gestiti in Trentino-Alto Adige e in Valtellina ha raggiunto la cifra di 1,9 milioni di euro, mentre il valore della produzione si è attestato sui 2,2 milioni (+10%). I soci di questa cooperativa sono 2.951 (+44), 15 i dipendenti (+1) e 385 i volontari (+18), di cui 86% donne.
Trentacinque anni fa, quando è nata Mandacarù, i fondatori hanno avuto il merito di identificare l’obiettivo di cambiare il mondo promuovendo la giustizia sociale e ambientale attraverso il commercio equo. In virtù di quell’obiettivo diventato sempre più prioritario, Mandacarù si è fusa con la Cooperativa Bottega della Solidarietà di Sondrio, con l’intento di generare di valore sinergico sempre più solido e sostenibile per il commercio equo e solidale.
Il piccolo utile maturato in bilancio dalla cooperativa presieduta da Fausto Zendron, pari a 26.290 euro, verrà reinvestito per rafforzare lo sviluppo di due importanti progetti di cooperazione internazionale avviati da Fondazione Altromercato (fondazione creata da Mandacarù nel 2020) in Guatemala e Nicaragua in risposta al cambiamento climatico e per le attività di finanza solidale a favore del Banco Codesarollo in Ecuador.
“Eroi del clima” in Nicaragua
Beneficiari di questo primo progetto di cooperazione internazionale sono 405 produttori di caffè (di cui 156 donne) soci della cooperativa UCA Soppexcca, nelle aree di Jinotega, El Cuà e Bocay, in Nicaragua, il secondo Pease più povero dell’America latina.
L’iniziativa, presentata in conferenza stampa da Urania Lisseth Hernandez e Fatima Ismael, rispettivamente presidente e direttrice della Cooperativa Soppexcca Nicaragua, andrà a rafforzare il sistema agroforestale dei piccoli imprenditori agricoli, rinnovando le loro piante di caffè con specie più resistenti ai cambiamenti climatici, piantando migliaia di nuovi alberi forestali e da frutto per aumentare la biodiversità e la sovranità alimentare delle famiglie.
I soci saranno collegati ad una piattaforma online che registrerà le unità di rimozione del carbonio generata dalla riforestazione. La vendita dei crediti di carbonio garantirà l’integrazione del reddito delle famiglie dei produttori di caffè, rafforzando ulteriormente la sostenibilità del progetto nel lungo termine.
In totale, saranno distribuite 76.140 piante forestali e da frutto per rafforzare l'agro-foresta e 250.000 nuove piante di caffè, per rinnovare i campi con varietà più resistenti ai cambiamenti climatici.
“Agricoltura sostenibile e sicurezza alimentare” in Guatemala
Il secondo progetto, illustrato da Claudia Festi, presidente di Fondazione Altromercato, è portato avanti da Fondazione Altromercato e Aj Quen Guatemala (con il supporto di Mandacarù) ed ha come obiettivo il rinforzo della capacità organizzativa, formazione e leadership delle donne indigene nelle province di Chimaltenango, Alta Verapaz, Quetzaltenango, Quiché e Sololà, creando un accesso al mercato locale e del commercio equo per la loro produzione agricola.
Aj Quen è un’associazione nata nel 1989 da donne indigene che, rimaste vedove, hanno cercato di migliorare le proprie condizioni di vita attraverso il commercio dell’artigianato tessile. Il progetto si propone di diversificare l’attività produttiva, sfruttando in maniera strutturata la produzione agricola che le socie svolgono come attività di auto-sussistenza.
Prevista la realizzazione di un vivaio di piantine di avocado ed ortaggi in serra, attraverso forme di agricoltura biologica. Si stima che le 200 socie dell’associazione potranno produrre più di 500 tonnellate annue di derrate alimentari biologiche, contribuendo a migliorare gli standard nutritivi di più di 1.800 persone e le condizioni economiche delle proprie famiglie. Le donne, va ricordato, seguiranno una preventiva attività di formazione che le inizierà alle buone pratiche agricole climaticamente intelligenti.
Tutti i metodi utilizzati dal progetto aumenteranno la fertilità del suolo, proteggeranno le fonti idriche, favoriranno il recupero e l’utilizzo di semi antichi, mantenendo la biodiversità tipica della zona.