Apot: si apre la stagione della difesa fitosanitaria e si conferma la volontà di proseguirà verso la sostenibilità
Anche in momenti di straordinaria emergenza, il Sistema Frutticolo Trentino mantiene il timone nel garantire operosità e coerenza alle promesse di soluzioni alternative per assicurare la qualità delle mele e tutelare la salubrità dell’ambiente. La cimice asiatica è la questione più complessa.
Da circa una settimana sono iniziati i trattamenti fitosanitari nei meleti trentini. Una pratica necessaria a contrastare com’è risaputo patologie di vario genere, allo scopo di tutelare lo sviluppo e la qualità delle mele. Mele che costituiscono un comparto vitale per tutto il territorio, con 1.500 lavoratori all’interno dei consorzi “Melinda”, "La Trentina", e CO.P.A.G. - in particolare 4.789 soci produttori e 8.130 ettari di meleti.
In linea con i programmi comunitari e provinciali e grazie alle costanti sperimentazioni realizzate da APOT in collaborazione con Fondazione Edmund Mach, la primavera si apre con il primo trattamento fondamentalmente basato su olio minerale e rame, prodotti ammessi nelle coltivazioni biologiche e che hanno dimostrato efficacia anche nelle colture integrate o tradizionali.
Proprio in merito al biologico, si evidenzia una crescita costante delle coltivazioni, che,come anticipato da APOT in occasione del recente convegno annuale, nel 2020 saranno circa 1.000 ettari, il triplo rispetto a sei anni fa.
Come conseguenza del forte incremento di frutteti coltivati con metodo biologico e della scelta oculata di fitofarmaci impiegati, risultato di una fruttuosa collaborazione con la Fondazione Mach, il quantitativo ad ettaro di sostanze attive utilizzate è diminuito del 27% nell’ultimo quinquennio. La quota di fitofarmaci impiegati nella difesa integrata ammessi anche dal disciplinare biologico aumenta dal 63% al 70% con un sensibile miglioramento anche del profilo tossicologico complessivo.
Nel dettaglio tecnico, in attesa della definitiva autorizzazione alla liberazione della “vespa samurai”, antagonista naturale della cimice, che dovrebbe favorire nei prossimi anni un controllo “biologico” dell’insetto, si è deciso di consentire l’utilizzo “residuale” di Clorpirifos Methyl.
La decisione si è resa necessaria per prevenire con tutti gli strumenti disponibili la proliferazione della cimice asiatica, una vera e propria piaga non ancora debellata.
Il lavoro coeso tra produttori, tecnici e Centri di Sperimentazione svolto negli ultimi anni, ha confermato la possibilità di ridurre la moltiplicazione dell’insetto nei frutteti mediante tecniche agronomiche applicate in maniera generalizzata e con un oculato impiego di fitosanitari nelle fasi giuste di sviluppo dell’insetto, nei momenti più indicati della giornata e con adeguati accorgimenti tecnici.
La stagione entrante, dopo un inverno particolarmente mite, presenta purtroppo tutti i presupposti per lo sviluppo dell’insetto, che potrebbe non solo mettere a rischio la frutticoltura trentina, come già successo in altri ambienti produttivi ed in parallelo la fonte di reddito di 5.000 famiglie e 1.500 occupati, ma diventa un indesiderato e fastidioso ospite in tutte le abitazioni civili.
Proseguono con il consueto impegno, pur con i limiti imposti dalla emergenza “coronavirus”, anche tutte le attività formative, di controllo e di ricerca e sperimentazione di soluzioni tecniche innovative, per garantire la sicurezza della frutta e migliorare la qualità dell’ambiente e del territorio, bene a disposizione di tutti. La certificazione della biodiversità dei suoli e dell’impatto carbonico ed esperienze innovative di economia circolare, assieme ad una attenzione speciale al “sociale”, accompagnano la frutticoltura trentina a livelli di sostenibilità che potrà essere a sua volta certificata.
È evidente infine che l’equilibrio economico delle aziende frutticole trentine coinvolte nella tutela del proprio patrimonio – per i riflessi occupazionali e sociali che potrebbero derivare da danni e mancata produzione del settore – è messo a dura prova in queste settimane non soltanto dalle questioni puramente agricole, ma, come risaputo, anche per l’emergenza sanitaria da Covid-19.
In tal senso:
“Rileviamo un ottimo livello di coordinamento e condivisione all’interno delle strutture produttive e del personale occupato, nonostante i limiti oggettivi derivati dalla immediata applicazione delle norme di sicurezza concordate con le autorità sanitarie competenti, – commenta Alessandro Dalpiaz, direttore di Apot – “Essere così uniti alimenta un clima positivo in grado di generare fiducia, necessaria in questa drammatica situazione che coinvolge l’intera popolazione. Tutto il Sistema Frutticolo Trentino che APOT rappresenta, forte di anni di oculata organizzazione, ha prontamente adottato tutte le disposizioni necessarie a garantire salute e continuità nel posto di lavoro a tutti i dipendenti di APOT, Melinda e La Trentina. A conferma della nostra sensibilità verso l’emergenza, è stata attivata, con effetto immediato una copertura assicurativa straordinaria per tutto il personale fisso e stagionale impiegato nelle strutture.
Il Presidente Ennio Magnani (nella foto) sottolinea come “Un atteggiamento di responsabile partecipazione al problema Coronavirus che assilla oggi tutti cittadini, evitando critiche immeritate ed inopportune, dovrebbe caratterizzare l’atteggiamento di ogni singola persona così come di ogni rappresentanza. Speriamo tutti di poter ritornare alla normalità in un tempo breve e di poter allora riprendere il filo di un confronto sui temi ambientali che Apot, Melinda e “La Trentina” hanno costruito con un impegno forte, una apertura riconosciuta ed apprezzata e che tutta la frutticoltura trentina vuole promuovere anche in futuro”.
Fonte: Ufficio Stampa Apot